Home / Pubblicazioni / Come funziona il credito di imposta per chi sviluppa...

Come funziona il credito di imposta per chi sviluppa videogiochi

La misura vuole sostenere startup e imprese di un settore sempre più rilevante per l'economia italiana: 2 miliardi di euro il giro d'affari nel 2020

 

Il ministro della Cultura, di concerto con il ministro dell’Economia, ha varato le disposizioni applicative del credito di imposta (ex articolo 15 della legge numero 220/2016) destinato alle aziende italiane produttrici di videogiochi. Nel decreto interministeriale, attualmente al vaglio degli organi di controllo in vista dell’approvazione da parte della Commissione europea e i cui contenuti non sono dunque ancora ufficiali, è previsto un credito d’imposta pari al 25% del costo di produzione.

La misura, certamente rilevante da un punto di vista fiscale, rappresenta innanzitutto un riconoscimento del valore culturale di un settore che, come noto, sta vivendo un fenomeno di crescita esponenziale sia a livello di investimenti sia di operatori.
L’iniziativa è chiaramente finalizzata a favorire lo sviluppo delle imprese e delle produzioni a livello nazionale a fronte di un mercato, quello videoludico, tra quelli in più forte espansione a livello mondiale.
In Italia, nel 2020, si è registrata una delle maggiori crescite in Europa, con il giro d’affari legato al mondo del gaming che ha superato i due miliardi di euro in crescita del 22% rispetto al 2019.

Tuttavia la produzione made in Italy stenta ancora a decollare con un fatturato che non supera i cento milioni di euro, peraltro estremamente frastagliato fra imprese medio-piccole (il nostro paese è d’altronde noto per le case di produzione di nicchia specializzate nella realizzazione di prodotti ludici cosiddetti indie, ossia sviluppati da piccoli gruppi di programmatori senza il supporto economico di un producer).

La finalità della misura come dichiarato dal ministro della Cultura oltre ad agevolare lo sviluppo delle startup nazionali, è riconoscere che “i videogiochi sono frutto dell’ingegno creativo ed è giusto che, analogamente a quanto avviene per il cinema e l’audiovisivo, possano ricevere un sostegno, se riconosciuti come opere di particolare valore culturale”. L’intervento, ha aggiunto il ministro è finalizzato a incentivare un settore “con numerose startup di under 30 in grado di sviluppare prodotti di elevata qualità, attrarre le grandi produzioni internazionali e far crescere i giovani talenti”.

Più in particolare tale incentivo, che non potrà eccedere l’importo annuo di un milione di euro, è subordinato al riconoscimento del “valore culturale” del prodotto da parte di un’apposita commissione esaminatrice. È espressamente previsto che i beneficiari dovranno avere sede legale nello spazio economico europeo, essere soggetti a tassazione in Italia per effetto della residenza fiscale o della presenza di una stabile e possedere un capitale sociale minimo e patrimonio netto non inferiori a euro 10mila ciascuno.

È inoltre previsto che il beneficio spetta a condizione che un importo non inferiore al credito d’imposta riconosciuto sia speso nello spazio economico europeo e che il credito d’imposta e le altre misure di sostegno pubblico non possono complessivamente superare la misura del 50% del costo eleggibile del videogioco. Con questa misura l’Italia si pone sul mercato internazionale come possibile e appetibile destinazione per gli sviluppatori dell’industria e dell’intrattenimento del gaming tanto più se considerata unitamente ad altre misure fiscali non settoriali ma che pure potrebbero ulteriormente favorire, sotto il profilo fiscale, le aziende e i loro promotori.

Fonte
Wired Italia
Leggi tutto

Autori

Foto diBeatrice Fimiani
Beatrice Fimiani
Partner
Roma
Foto diGiorgio Valentini
Giorgio Valentini
Senior Associate
Roma